Tecnica
Speciale Telaio e Misure
di Stefano Orazzini
LE PEDIVELLE #2
In principio, la vecchia scuola di ciclismo, ammoniva chi osava adottare pedivelle che non fossero della lunghezza standard di 170 mm; gli studi biomeccanici compiuti finora hanno invece dimostrato che variazioni nell'ordine di 2/3 cm sulla lunghezza della pedivella non comportano nessun danno a legamenti e muscoli come si temeva.
Quindi, via libera a pedivelle più lunghe da spingere con meno forza ? Direi in parte sì, il problema che si pone non riguarda i danni fisici che potrebbero derivare da pedivelle più lunghe, bensì il raggio della pedalata più ampio che potrebbe sacrificare l'agilità.
Il passaggio ad una misura superiore dovrebbe essere fatto per gradi e solo se le misure degli arti inferiori lo permettono. In linea di massima questo schema proposto da Bernard Hinault (Ciclismo su strada, 1990) sembra riflettere bene le esigenze di tutte le tipologie di ciclisti.
In particolare se si ha anche una misura del femore pronunciata si può osare qualche cosa "allungando" la pedivella ancora un po' compensando l'avanzamento che si richiede al piede per descrivere la circonferenza più ampia, con un minore arretramento della sella.
Prima di addentrarci in altri argomenti, occorre però conoscere alcune terminologie della meccanica della pedalata, in particolare gli aspetti fisici legati al sistema di leve, formato dai pedali e dalla pedivella, che permette al ciclista di far muovere il mezzo.
Introduciamo perciò la terminologia delle "fasi della pedalata", legata alla posizione delle pedivelle.
Consideriamo una rivoluzione completa della pedivella ovvero un angolo giro di 360°.
Il punto di partenza sarà per convenzione quello con la pedivella in posizione verticale e il pedale nel punto più alto. Questa fase è chiamata punto morto superiore (pms) e la assoceremo ad un valore dell'angolo giro pari a 0° (oppure 360°). (figura 5a)
Muovendo la pedivella in senso orario e descrivendo un angolo retto, ci ritroveremo con il pedale nella posizione più avanzata e la pedivella orizzontale.
Chiameremo questa posizione: punto di massimo avanzamento del pedale o 90°. (figura 5b)
Continuiamo la nostra pedalata e raggiungiamo di nuovo la posizione verticale, stavolta però con il pedale nel punto più basso. Abbiamo raggiunto il punto morto inferiore (pmi) o i 180°. (figura 5c)
Altri 90° in senso orario risalendo verso l'alto ed eccoci raggiungere il punto con il pedale più arretrato che contraddistingueremo con il nome di punto di massimo arretramento del pedale o di pedivella ai 270°. (figura 5d)