Tecnica
Speciale Telaio e Misure
di Stefano Orazzini
LE PEDIVELLE #1
La lunghezza delle pedivelle è sempre stato uno degli argomenti più dibattuti della tecnica ciclistica, dal momento che nella scelta della misura adatta entrano in gioco moltissimi fattori.
Dalla lunghezza degli arti inferiori alle caratteristiche muscolari, fino alle esigenze di gara, sono tutte variabili che possono influenzare la scelta di una pedivella più o meno lunga.
Partiamo però dal concetto di leva che è alla base della meccanica della pedivella.
Prima però, rispolveriamo il concetto di potenza.
La potenza ovvero il "motore" che muove la bicicletta è il prodotto fra la forza e la velocità applicate ai pedali.
A parità di potenza espressa, un braccio di leva (pedivella) più lungo richiede meno forza da applicare ma obbliga il pedale a percorrere una circonferenza maggiore e quindi richiede una velocità più elevata contrastando l'agilità.
Viceversa con una pedivella più corta occorre applicare una forza maggiore sul pedale, in compenso è favorita l'agilità poiché il pedale compie una circonferenza più breve e occorre una velocità minore.
Facciamo un esempio: un cicloamatore medio dispone di una potenza di circa 250 watt. Per scaricarla sulla ruota motrice deve applicare forza e velocità sui pedali.
Tenendo fissa la cadenza di pedalata, supponiamo 90 rpm, una pedivella di 170 mm necessita di una forza di 7,95 kg sui pedali e una velocità di rotazione degli stessi pari a 1,60 m/s.
Nelle stessa condizioni una pedivella di 175 mm ha bisogno di una forza di 7,73 kg e una velocità di 1,65 m/s, mentre una pedivella da 180 mm di 7,51 kg e 1,70 m/s.
Vediamo nella tabella illustrata qui sotto una carrellata dei valori di velocità e forza da applicare ai pedali per ottenere le varie combinazioni tra cadenza e lunghezza della pedivella a 250 watt di potenza.
Se, mantenendo la stessa potenza, volessimo aumentare la cadenza di pedalata a 95 rpm (anziché 90) utilizzando sempre una pedivella da 170 mm, dovremmo innestare un rapporto più agile e il valore di forza richiesto diminuirebbe a 7,53 kg (da 7,95) mentre aumenterebbe la velocità dei pedali a 1,69 m/s (da 1,60); in pratica gli stessi valori della pedivella da 180 mm spinta a 90 rpm.
A prima vista sembrerebbe più conveniente utilizzare la pedivella più lunga perché a parità di velocità di pedali dovrò spingere 5 volte in meno, ma il prezzo da pagare è una più ampia escursione degli arti nelle quattro direzioni per percorrere la circonferenza più ampia descritta dalla pedivella più lunga. E' su questo punto che la letteratura internazionale non si è ancora trovata d'accordo.
Per questi motivi appare molto difficile operare una scelta definitiva su che cosa privilegiare tra forza e velocità. Il ciclismo è uno sport molto completo che richiede sia l'una che l'altra.
Potrebbe ad esempio rivelarsi una scelta saggia quella di favorire l'abilità in cui siamo meno portati per colmarne il gap, ma ciò potrebbe anche ritorcersi contro non potendo sfruttare al massimo la nostra caratteristica migliore. Insomma è un po' come una coperta corta quando dormiamo, se ci copriamo i piedi ne soffrono le spalle e viceversa ...
Certamente però se si dovesse privilegiare per un motivo qualsiasi una delle due abilità, agire sulla misura delle pedivelle può dare i suoi benefici.
Ad esempio è noto per esperienza che per i velocisti è conveniente favorire la rapidità di esecuzione dello sprint piuttosto che la forza perciò si utilizzano pedivelle leggermente sottodimensionate che favoriscono una più rapida accelerazione e non fanno compiere agli arti inferiori movimenti troppo ampi che pregiudicherebbero l'agilità.
Viceversa, nelle cronometro e in salita accade che si cerca di agevolare la forza di spinta montando pedivelle più lunghe.
E' una disputa simile a quella che esiste nella tecnica della corsa a piedi: è meglio correre a passi piccoli e alte frequenze o ampie falcate a ritmo più lento ?
Sono dell'avviso che occorre conoscere bene le caratteristiche naturali dell'atleta ed adottare la strategia che meglio gli si addice e che è giusto sperimentare le varie opportunità che si possono presentare conoscendo bene la teoria che sta dietro.
Proviamo però a dare qualche consiglio.