Tecnica
Il Copertoncino
di Stefano Orazzini
Chi pratica il ciclismo su strada da oltre dieci anni avrà sicuramente calvacato una bici, con in tasca l'ingombrante fardello del tubolare di ricambio; già perchè, se negli anni ottanta solo i più audaci si affidavano a copertoncini e camere d'aria, la gran massa di amatori, cicloturisti e agonisti si compiaceva delle proprie ruote gommate con i tubolari.
Per chi non sapesse cosa siano i tubolari è sufficiente sapere che si tratta di una specie di copertoncino realizzato di solito in tela, con la sezione "chiusa" cioè con la camera d'aria cucita all'interno; venivano fissati al cerchio (con non poca fatica !!!) con della mastice che ne assicurava la stabilità sulla gola.
Il pregio maggiore era la leggerezza e di conseguenza la scorrevolezza, per contro i difetti maggiori si riscontravano nella scarsa praticità nel portarsi dietro il tubolare di scorta (un budello in gomma e tela di due etti da ripiegarsi e inserire nelle tasche posteriori o sotto la sella), e nella possibilità di uno scioglimento della mastice, con conseguente slittamento del tubolare sul cerchio, per il riscaldamento dovuto all'attrito dei pattini freno nelle lunghe discese.
Oggi la situazione si è capovolta: vuoi il miglioramento della tecnologia di produzione che permette la costruzione di copertoncini leggerissimi, vuoi la comodità di portarsi dietro solo una piccola camera d'aria, fatto sta che solo pochissimi "puristi" affidano la scorrevolezza delle proprie ruote ai tubolari.
Il copertoncino è formato da due parti unite solitamente per incollaggio o vulcanizzazione: la CARCASSA e il BATTISTRADA.
Immagine tratta dal sito Michelin
La carcassa è l'intelaiatura del copertoncino ed è ciò che starà a contatto con la camera d'aria; presuppone un'ottima resistenza alla foratura e una discreta elasticità per aderire al fondo stradale; ai lati si trovano due sporgenze, di norma in kevlar, chiamate talloni o cerchietti che, inserite nelle scanalature ai bordi interni della gola del cerchio, vi fissano il copertoncino.
La carcassa è costituita da una serie di strati di tele poliammidiche, nylon o kevlar che garantiscono in genere un'ottima resistenza alle forature; spesso alcune case produttrici indicano anche la densità dei fili nei tessuti per dm, cm o pollice quadrato.
Sopra la carcassa si trova il battistrada il responsabile di aderenza e scorrevolezza, i due parametri che caratterizzano il rendimento del copertoncino.
Il connubio tra due caratteristiche dissimili è possibile grazie alle tecnologie moderne, che hanno permesso di applicare al battistrada mescole dalla bassa resistenza al rotolamento e ottima aderenza al fondo stradale; molto comune nei copertoncini di alta gamma l'uso di mescole alla silice.
Naturalmente in commercio si trovano numerosi tipi di battistrada, dallo slick (completamente liscio) allo "scolpito", con disegni a spina di pesce o a lamelle, che consente un'aderenza migliore in curva e sul bagnato, fino ad alcuni modelli con entrambi i tipi di battistrada: al centro slick e ai lati "scolpito".