Tecnica

La Camera d'Aria

di Stefano Orazzini

Sono passati oltre 100 anni dal 1888 quando John Dunlop dotò il suo triciclo di pneumatici con camera d'aria al posto delle rigidissime "gomme piene". Dunlop era veterinario e la leggenda dice che ad ispirare la sua invenzione siano stati i "budelli intestinali" (scusate, ma era doveroso ...) degli animali.

Di tempo ne è passato e l'innovazione non ha risparmiato neanche le camere d'aria.
La sua funzione è elementare: costituisce l'anello di raccordo tra il copertoncino e il cerchio e, gonfiata alla giusta pressione, dona al copertoncino la giusta elasticità per ottenere aderenza e scorrevolezza.

I materiali utilizzati nella produzione di camere d'aria sono principalmente tre: il butyle, il lattice e il poliuretano.

La costruzione è solitamente ottenuta per estrusione con pressione del materiale attraverso una sezione circolare, ottenuto il tubo si effettua la chiusura saldando le estremità e si inserisce la valvola, dopodiché viene gonfiata a vapore prendendo l'elasticità tipica.

Il materiale utilizzato determina pregi e difetti di una camera d'aria; dire che un materiale è migliore dell'altro è sbagliato: dipende dalle esigenze del ciclista da ciò che vuole da una camera d'aria.

Analizziamo le caratteristiche:

peso - scorrevolezza - resistenza a foratura - aderenza - comfort - resistenza a usura - prezzo - impermeabilità all'aria

Partiamo dal peso; come il cerchio e il copertoncino anche la camera d'aria fa parte dell'esterno della ruota, quindi essendo sottoposta ad accelerazioni maggiori rispetto a tutti gli altri componenti della bicicletta risulta evidente il vantaggio di un peso minore (circa il doppio)

Vale quindi la regola per i patiti del peso: meglio alleggerire 30 g le camere d'aria che i mozzi.

Il butyle è il materiale più pesante, un pezzo di norma tocca i 100 g anche se ultimamente le case produttrici hanno sfornato pezzi da 65-70 g.

Il poliuretano si assesta un gradino sotto con una media di 80-85 g al pezzo; niente di paragonabile al lattice con camere d'aria in media sui 60-65 g.

La scorrevolezza è sinonimo di elasticità, più un materiale è elastico più riesce a non dissipare energia al momento in cui finisce la deformazione e torna allo stato di "riposo"; il lattice è uno dei materiali più elastici che ci sia (i guanti del medico sono in lattice) quindi questa caratteristica si riflette positivamente anche su strada, seguono in ordine decrescente di scorrevolezza butyle e poliuretano.

Al momento in cui la camera d'aria è premuta verso l'asfalto si deforma e una sua maggiore velocità di deformazione, sinonimo di elasticità, si riflette in una minore dissipazione di energia.

Per la resistenza a foratura (fortuna a parte ...) sembra che il lattice sia il materiale migliore sempre per la sua elasticità maggiore che non permette al corpo esterno di provocare tagli riuscendo a deformarsi in maniera più efficace, anche se ci sono molti che giurano che il poliuretano sia imbattibile nella resistenza a foratura.

Stesso discorso anche per l'aderenza, nella fase di contatto tra il copertoncino e l'asfalto le camere d'aria in lattice offrono un rendimento superiore in quanto tendono ad aderire con maggiore velocità e quindi a creare un punto di contatto asfalto-copertoncino più ampio che garantisce maggiore aderenza.

E per chi ha una bici molto rigida e le vibrazioni che trasmette sembrano inevitabili, la camera d'aria in lattice può venire in aiuto poiché con la sua capacità di deformarsi riesce ad attutire maggiormente i micro-urti che ostacolano la marcia su strada.

Non è tutto oro ciò che luccica e anche il lattice ha i suoi contro, che risollevano l'utilizzo del butyle e del poliuretano.

Innanzitutto la resistenza ad usura, butyle e poliuretano praticamente non si consumano sfregando l'esterno sul copertoncino, il lattice invece soffre questo attrito e l'unico rimedio è quello di talcare periodicamente tutta la camera d'aria riducendo l'attrito di sfregamento.

Non vi stupite poi se il giorno dopo che avete portato la pressione della vostra ruota con camera d'aria in lattice a 10 bar è quasi a terra; purtroppo il lattice è permeabile all'aria e ciò obbliga a gonfiaggi praticamente giornalieri. Butyle e poliuretano calano impercettibilmente di pressione tanto che regolazioni di pressione sono necessarie molto saltuariamente.

Infine il prezzo: la qualità si paga e quindi una camera d'aria in lattice costa circa il triplo di una in butyle o poliuretano toccando i 10 euro circa.

Due parole anche sulle valvole.

Occhio alla lunghezza della valvola se avete un cerchio dal profilo alto o medio alto, ne occorre una che esca dal foro del cerchio altrimenti, addio gonfiaggio !

Ne esistono di vari tipi:

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Immagini tratte dal sito www.schwalbetires.com

1 Presta
2 Schraeder
3 Dunlop
4 Regina

La Presta è la tipica valvola delle camere d'aria per bici da strada formata da un meccanismo avvitabile che, se allentato, permette il gonfiaggio senza lasciar passare l'aria all'esterno; per togliere l'aria da una camera d'aria con valvola Presta è necessaria una leggera pressione sulla parte avvitabile.

La Schraeder è quella che troviamo solitamente nelle camere d'aria da auto, è più larga della Presta e presenta in testa un tappo asportabile che all'occorrenza, se capovolto, serve a ridurre la pressione delle ruote premendolo contro la bocca della valvola. Nel ciclismo è utilizzata nella MTB.

Dunlop e Regina sono poco utilizzate; la Regina è quella che solitamente troviamo nelle bici da passeggio di basso costo.


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