Tecnica
L'Aerodinamica nel Ciclismo: la Posizione
di Stefano Orazzini
I sistemi che permettono un risparmio sulla resa aerodinamica sono stati da sempre motivo di studi e di ricerca tecnologica . Basti pensare all'evoluzione tecnica nel record dell'ora o nelle gare a cronometro: mezzi avveniristici, ruote lenticolari, body aderenti, caschi carenati, per non parlare delle posizioni in sella più disparate.
Negli ultimi venti anni l'evoluzione tecnica è cresciuta in maniera esponenziale: siamo passati dal record di Francesco Moser a Città del Messico all'appendice da triathlon di Greg Lemond, dalla posizione a "uovo" di Greame Obree alla Lotus di Chris Boardman e l'Espada di Miguel Indurain.
Tutti accorgimenti che hanno determinato successi e ... polemiche. L'UCI, l'organismo ciclistico internazionale che detta le regole in materia tecnica sul mezzo ciclistico, si è fatta trovare un po' impreparata a questa rivoluzione e non sono stati pochi i casi che hanno fatto discutere; l'UCI si è sempre dimostrata lontana anni luce dal favorire il progresso tecnologico, ed ha sempre difeso strenuamente il ciclismo inteso come gesto esclusivamente atletico.
Le normative che regolano modi e misure di cavalcare e costruire una bici si sono succedute per tentare di sedare l'evoluzione tecnica e rendere il ciclista l'unico protagonista di questo sport. Ognuno è libero di pensarla come crede in merito, personalmente sono dell'opinione che la fusione tra capacità umane e tecnica sia l' "essenza" del ciclismo ed è ciò che lo rende uno sport veramente affascinante.
Altrimenti, venendo meno il fattore tecnico, il ciclismo potrebbe essere assimilato a sport puramente atletici come la corsa o il nuoto e il fascino delle due ruote si affievolirebbe inevitabilmente. Non ultima ad esempio l'incredibile decisione di annullare tutti i record sull'ora ottenuti con i mezzi tecnici all'avanguardia e di ripristinare il vecchio record di Merckx, poi battuto nell'ottobre 2000 da Boardman e successivamente dal ceco Ondrej Sosenka.
Per quanto riguarda l'area frontale il metodo di calcolo non è dei più semplici. La posizione "classica" può essere stimata con diversi metodi. Nella letteratura specialistica alcuni propongono il normogramma di Du Bois - fig. 3 (Ambrosini 1975) per il calcolo approssimativo dell'area frontale in bicicletta, basato sul rapporto tra statura e peso. Attenzione a non commettere questo errore perché il normogramma di Du Bois si basa sulla misurazione dell'area frontale in posizione eretta e quindi non attinente al caso del ciclismo.
Perciò vi suggeriamo questa statistica già riportata sulle pagine del calcolo della potenza, con fattori di correzione per le varie posizioni.
Appare ovvio sotto gli occhi di tutti, che per ottenere un area frontale minima occorre assumere una posizione in sella tale da consentire al busto di mantenere una postura orizzontale, il più possibile parallela al terreno in modo da esporre alla resistenza dell'aria solo la testa e la parte superiore delle spalle.
Servono quindi doti di elasticità scheletrico-muscolari e un mezzo perfettamente dimensionato alle misure del ciclista per ottenere una buona posizione in sella. Naturalmente gli arti inferiori non influiscono sulle variazioni dell'area frontale dal momento che sono "ancorati" alla linea sella-pedali per compiere il gesto della pedalata.
In teoria con una posizione in bici completamente orizzontale l'area frontale diminuirebbe sensibilmente ma la maneggevolezza del mezzo ne risulterebbe inevitabilmente compromessa: è il caso delle cosiddette biciclette "recumbent", marchingegni ciclistici autocostruiti con mezzi di fortuna, molto in voga all'estero, che spesso prevedono posture da "divano-letto" aerodinamicissime ma poco adatte alla disciplina sportiva. Ve lo immaginereste Armstrong a cronometro su un archibugio del genere ...
Dunque un'ottima posizione aerodinamica, a patto che sia comoda e non costituisca impedimento per la pedalata, è sinonimo di ottimo rendimento su strada specialmente quando la resistenza dell'aria è determinante, come succede nelle gare individuali contro il tempo o se ci sobbarchiamo l'andatura in testa al gruppo.
Specialmente se si è agonisti alla ricerca di ogni minimo particolare, sottovalutare lo studio dell'efficienza aerodinamica può determinare vittorie o sconfitte. Il compianto campione francese Laurent Fignon, per colpa dell'aerodinamica, perse un Tour per 8 secondi ...